Scopri le domande e risposte più frequenti
F.A.Q.
Musicoterapia
Scopri le domande e risposte più frequenti sulla musicoterapia.
Cos'è la musicoterapia?
La musicoterapia utilizza suoni e musica come mezzo di espressione, condivisione, sostegno e contenimento di emozioni, pensieri e sensazioni che non sempre possiamo o riusciamo a esprimere verbalmente. Inoltre la musica è un efficace stimolo allo sviluppo cognitivo, affettivo e motorio. La musicoterapia può essere uno spazio sicuro per esplorare se stessi ed esprimersi. Non hai bisogno di nessuna competenza musicale per beneficiare della musicoterapia. Qualsiasi genere musicale può essere efficace in musicoterapia.
Come funziona la musicoterapia?
La musicoterapia presenta differenti procedure applicative che a loro volta fanno riferimento a diversi indirizzi psicologici. Nel 1999 al Congresso della World Federation Music Therapy sono stati riconosciuti 5 modelli musicoterapici:
- Immaginario guidato e musica (GIM), impiega tecniche ricettive. È un processo che utilizza tecniche di rilassamento e musica classica per stimolare l’immaginario a lavorare per fini terapeutici.
- Musicoterapia comportamentale e cognitiva, impiega tecniche attive e ricettive con finalità rivolte alla modificazione di specifici comportamenti e/o allo sviluppo di determinate strategie cognitive.
- Musicoterapia analitica, usa un approccio attivo che si pone come strumento introspettivo finalizzato ad un’evoluzione psichica del paziente.
- Musicoterapia creativa Nordoff-Robins, caratterizzata da un approccio attivo. Si prefigge di promuovere l’essere umano, potenziare l’espressività e gli aspetti comunicativi e relazionali, di ridurre i comportamenti patologici.
- Musicoterapia Benenzon, impiega una tecnica attiva centrata sulla libera improvvisazione. È caratterizzata dal contesto non verbale ed un atteggiamento non direttivo del musicoterapista finalizzato all’ascolto del paziente.
Psicologia
Scopri le domande e risposte più frequenti sulla psicologia e psicoterapia.
Che differenza c'è tra Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra?
Lo Psicologo è una persona che ha conseguito la laurea magistrale in psicologia e successivamente l’abilitazione alla professione dopo il superamento di un esame di Stato ed in seguito ha ottenuto l’iscrizione all’apposito albo professionale. Lo Psicologo offre consulenze psicologiche, effettua attività di diagnosi e svolge attività di sostegno psicologico.
Lo Psicoterapeuta è uno psicologo (o un medico) che ha conseguito una specializzazione almeno quadriennale in Psicoterapia, presso scuole riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La Psicoterapia affronta le patologie, da un lieve disagio personale causato da circostanze esterne a problemi sessuali, relazionali, psicosomatici, attacchi di panico, depressione, disturbi dell’alimentazione, ecc.
Lo Psichiatra è un medico specializzato in Psichiatria. La specializzazione medico psichiatrica gli consente di effettuare anche una psicoterapia sebbene egli non abbia frequentato quelle scuole di specializzazione descritte sopra. Lo Psichiatra può svolgere colloqui diagnostici, psicoterapie e prescrivere farmaci. Tale figura è indicata per tutte le persone che stanno vivendo un disagio così forte da impedire lo svolgere delle normali attività della vita quotidiana (come lavorare, uscire di casa, dormire).
Cos'è la psicoterapia cognitivo comportamentale?
La psicoterapia cognitivo comportamentale standard è considerata uno dei trattamenti più affidabili per la cura dei disturbi psicopatologici. Diversi sono, ad oggi, gli studi controllati che ne hanno dimostrato l’efficacia per il trattamento di molti disturbi psichiatrici (nell’area ansiosa, dell’umore e del comportamento alimentare) in misura maggiore, soprattutto per quel che riguarda la prevenzione delle ricadute, o pari agli psicofarmaci.
Come funziona la psicoterapia cognitivo comportamentale?
Il nucleo centrale su cui poggia la terapia cognitivo comportamentale è la modalità con cui il soggetto attribuisce senso e significato alle proprie esperienze, interne ed esterne. Potremmo sintetizzare l’assunto della terapia cognitivo comportamentale utilizzando una famosa citazione del filosofo Epitteto: “Gli uomini non sono disturbati dalle cose, ma da quello che pensano di esse”. Il modo in cui il soggetto, quindi, interpreterà determinati eventi sarà collegato in maniera comprensibile alle emozioni e ai comportamenti che vivrà. In base a tale assunto il lavoro della terapia cognitivo comportamentale sarà centrato su quei pensieri che precedono e accompagnano le esperienze emotive. Se viviamo un momento di ansia possiamo ipotizzare che nella nostra mente sia presente un pensiero riguardante una determinata minaccia: “Domani ho l’esame all’università. E se bocciassi?”. Di conseguenza, metteremo in atto un comportamento coerente con tale lettura del mondo, ad esempio evitando di presentarci all’esame. Nella terapia cognitivo comportamentale per prima cosa è necessario portare alla luce i significati attraverso i quali il soggetto interpreta gli eventi. Questa frase non è scontata poiché abbiamo la tendenza a credere a questi pensieri in maniera automatica (per questo vengono etichettati proprio come “pensieri automatici”) elevandoli a fatti: non “ho la percezione che il mondo sia pericoloso” ma “lo è”. Ecco quindi come portare alla luce questi pensieri, e gli schemi centrali da cui essi provengono, è fondamentale affinché il soggetto possa vederli come tali e poterli, in un secondo momento, modificare portando di conseguenza un cambiamento a livello emotivo.